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Igiene Ambientale: Microclima

Definizione di Microclima
Con il termine di microclima s’intendono quei parametri ambientali che  influenzano gli scambi termici tra soggetto e ambiente negli spazi confinati e  che determinano il cosiddetto “benessere termico”.
Le grandezze fondamentali che entrano in gioco nel determinare il benessere  termico dell’organismo umano sono la temperatura dell’aria, l’umidità relativa,  la ventilazione, il calore radiante, il dispendio energetico, la resistenza  termica del vestiario. 

Bilancio termico e benessere termico
L’organismo umano tende a mantenere il bilancio termico in condizioni di  equilibrio in modo da mantenere la sua temperatura nei valori ottimali.
Una situazione di benessere termico (comfort termico) prevede quindi un  equilibrio tra la quantità di calore prodotta dall’organismo e la quantità di  calore assunta dall’ambiente o ceduta all’ambiente attraverso i diversi  meccanismi di termoregolazione citati precedentemente.
Allorché il bilancio termico diventa positivo (o negativo) intervengono i  meccanismi termoregolatori al fine di mantenere la temperatura entro i limiti  compatibili con le proprie funzioni vitali.
L’impegno di tali meccanismi di termoregolazione può determinare una sensazione  di benessere termico (impegno ridotto dell’organismo per mantenere la  temperatura corporea a livello ottimale) o può dare luogo a sensazioni  fastidiose (impegno più intenso) che determinano situazioni di disconfort  termico, nella genesi delle quali la sensibilità soggettiva investe sempre un  ruolo importante.

Ambienti moderati e ambienti severi
Gli ambienti, in funzione delle caratteristiche microclimatiche, sono  generalmente suddivisi in ambienti moderati, ambienti severi freddi e severi  caldi.
Le valutazioni sono condotte, di conseguenza, valutando differenti aspetti:
per gli ambienti severi si devono evitare stress termici elevati e problemi  diretti sulla salute (congelamento, colpo di calore, ecc.); negli ambienti  moderati bisogna garantire il comfort termoigrometrico e valutare la sensazione  di benessere/malessere determinata dalla temperatura percepita, che è dovuta  all’effetto dell’insieme dei parametri microclimatici precedentemente descritti  (parametri oggettivi e misurabili: temperatura dell’aria, umidità relativa,  ventilazione, calore radiante) e delle caratteristiche soggettive (resistenza  termica del vestiario e attività fisica svolta, cioè dispendio energetico).

Valutazione del microclima in ambienti moderati
Ai fini della valutazione degli ambienti “moderati”, negli ultimi cinquant’anni  sono stati svolti una serie di studi a livello sperimentale per poterne  “misurare” il comfort termoigrometrico, ossia poter misurare le condizioni di  soddisfazione rispetto alla temperatura e all’umidità in un determinato  ambiente, mediante indici microclimatici semplici, efficaci e di immediata  comprensione.
Negli anni ‘60 e ‘70, il prof. Fanger, a seguito di numerose analisi  statistico-sperimentali su un elevato numero di individui, ha definito  un’equazione del benessere che prende in considerazione solamente quattro  grandezze fondamentali: la temperatura dell’aria, la temperatura media radiante,  l’umidità relativa e la velocità dell’aria; a questi parametri sono associate le  caratteristiche soggettive (attività fisica/carico di lavoro e resistenza  termica dell’abbigliamento).

Indici per la valutazione del Microclima
Il problema del benessere è così ricondotto a dei semplici indici di tipo  statistico, detti indici di discomfort, introdotti anche in Italia dalla norma  UNI EN ISO 7730; questi sono il PMV – voto medio previsto e il PPD – percentuale  prevista degli insoddisfatti, che si possono calcolare in modo semplice una  volta definita il tipo di attività che l’utente sta compiendo, il suo  abbigliamento e il microclima dell’ambiente dove si trova.
Il PMV indica il voto (da -3 = molto freddo a +3 = molto caldo) che un campione  omogeneo di persone assegnerebbe al microclima di un determinato ambiente,  mentre sta effettuando una certa attività; si hanno condizioni di benessere  qualora il voto sia compreso fra -0,5 e +0,5.
Il PPD indica, invece, la percentuale statistica di insoddisfatti che ci  sarebbe, in quelle condizioni microclimatiche, svolgendo le stesse attività e  con lo stesso abbigliamento, all'interno dello stesso campione di persone; si è  in condizioni di benessere qualora il PPD sia minore del 10%, ossia si ammette  implicitamente che 10 persone su 100 non siano soddisfatte del microclima in un  determinato contesto ambientale.
Gli studi di Fanger hanno, infatti, dimostrato che anche in condizioni  “perfette” (PMV = 0) non si scende mai sotto il 5% di insoddisfatti.
Il valore del PPD è, inoltre, corretto per tenere conto di possibili disagi  locali causati da disuniformità di temperatura o dalle fluttuazioni di velocità  dell’aria, che provocano differenti condizioni di scambio termico con l’ambiente  nelle varie zone del corpo umano e, quindi, possibili sensazioni di disagio.

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